Birra Moretti - La Rossa
“La Birra bock dai tre malti 100% italiani: malto chiaro, malto brunito e malto torrefatto. A volte basta un tocco per rendere speciale qualcosa di buono. Il segreto di Birra Moretti La Rossa è la selezione di malti 100% italiani: il malto chiaro, il malto brunito e il malto torrefatto vengono lavorati con cura dai nostri mastri birrai, sempre alla ricerca della perfezione assoluta. Il risultato è il tipico colore brunito di questa birra e il suo gusto straordinariamente morbido e pieno con sentori di caramello e liquirizia, in perfetto equilibrio tra dolce e amaro. I suoi profumi sono ricchi e strutturati: le iniziali note di lampone, frutta candita e caramello, conducono a sensazioni di frutta secca e liquirizia.”
- STILE – 9A – Doppelbock
- FERMENTAZIONE – Bassa
- PROVENIENZA – Italia
- GENERE – Industriale
- SITO DEL PRODUTTORE – https://www.birramoretti.it/
- LOTTO – 41423801Q
- DATA IMBOTTIGLIAMENTO – 14/4/2023
- DATA SCADENZA – 8/2025
- DATA DEGUSTAZIONE – 15/7/2024
- TEMPERATURA LUOGO – 24°
- TEMPERATURA DI SERVIZIO – 8°
- CALICE UTILIZZATO – Teku
- ALCOOL – 7.2 %
- GRADI PLATO – Non Dichiarato
- IBU – 16
- EBC – Non Dichiarato
- REPERIBILITA’ – Siti specializzati o shop del birrificio stesso
Non ha certo bisogno di presentazioni Birra Moretti, in Italia come nel mondo (è uno dei nostri brand commerciali più conosciuti nel pianeta). Provo “La Rossa”, che è a cavallo fra Dunkles Bock e Doppelbock come tenore alcolico ma le cui peculiarità me la fanno associare alla versione più muscolare delle birre originare di Einbeck. Si presenta con un color ambrato scuro pieno e intenso i cui riflessi sono rubino-aranciato; limpida e con una schiuma scarsa e di color avorio-crema; la stessa mostra una bassa persistenza ed una grana media.
Il malto è di media intensità, un po’ più basso di quello che lo stile suggerisce; evidenti i sentori caramellati, di reazioni di Maillard e di pane tostato; gli esteri ci sono ma sono molto bassi (ribes rosso e lampone). Nessun aroma di luppolo al naso e una esalazione alcolica un po’ accesa per i 7.2° ABV. Un tocco di fenolico è ravvisabile tramite una evocazione di radice, rabarbaro in particolare. Fermentazione piuttosto pulita ed evidente sentore metallico, che come spiegherò in seguito è probabile frutto dell’ ossidazione. Scaldandosi, giunge un forte ed inopportuno aroma di solvente: si manifesta dopo una decina di minuti dal servizio.
Il sorso comincia son una dolcezza non oltre il medio tramite soprattutto il caramello; a seguire pane tostato e prodotti di Maillard. Piuttosto vuota la parte centrale della bevuta: avverto solo un lieve fenolico (sempre rabarbaro) e una molto moderata presenza di esteri (prugna secca, lampone, fico secco). Basso anche il luppolo, appena avvertibile tramite un refolo floreale e speziato. Bilanciamento assolutamente verso il malto, amarezza bassa e finale moderatamente dolce.
Il copro è medio e la gasatura medio-alta, astringenza presente e bassa, cremosità media e moderata sensazione calorica.
Giudicare questa birra non è per nulla semplice poiché la stessa cambia in modo clamoroso con l’ innalzarsi della propria temperatura (ciò avviene spesso ocn le cosiddette “mass market beer”); la degustazione è dinamica e devo tener conto anche di questi fattori. Trovo sia una birra anche piacevole se servita fredda (attorno ai 6-8°, quelli consigliati dal produttore), ma decisamente fallace quando i difetti emergono in modo impietoso. In particolare è il solvente, quasi caustico, ad emergere. Evidente, al di là della temperatura, anche una certa ossidazione che sfocia, come ogni tanto accade, nel metallico.
Se bevuta fredda, la si può serenamente abbinare a piatti di media struttura speziati, untuosi, succulenti, sapidi e particolarmente piccanti andando a lavorare per contrapposizione tattile. La consumerei fredda con un piatto di burritos di manzo alla messicana, con abbondante piccantezza.
Non è certo una birra masterpiece, ma ha il suo perchè se consumata secondo le indicazioni che ho fornito in precedenza: in questo caso è anche piacevole, nonostante manchi ovviamente di intensità che una Doppelbock craft può e deve offrire; se la si beve oltre i 10° non mi sento di raccomandarla a molta gente, visto i palesi e sgradevoli difetti che emergono in quelle condizioni.